03 Gen Giorno 9: L’ultima cena
Gerusalemme ha insegnato che per ottenere grandi risultati non è necessario avere più di tanto,
se non grandi ambizioni, dedizione e amore per quello che si fa.
Domenica si va a Gerusalemme! Finalmente abbiamo modo di visitare la capitale, la città di cui
tutti i nostri amici israeliani ci parlano bene. Ci fa da guida un luminare di LEAD, Adir, che ci porta
a passeggiare per le strade, (dopo essersi raccomandato di prestare molta attenzione a non
perdersi dato che è molto facile), a visitare la chiesa dove si trova il Santo Sepolcro, il muro del
pianto, e a raccontarci del suo progetto e percezione della città.
Andare a vedere la chiesa tocca, chi più e chi meno, tutti noi italiani. L’impressione generale è che
sia una chiesa piena, caotica, in quanto rappresentativa di tutti gli ordini cristiani. Dunque oltre a
vedere tutte le diverse componenti, entriamo (ci sono concessi solo 15 secondi) al santo sepolcro,
e vediamo il luogo dove è stata infissa la croce sulla quale è morto Gesù. E’ un’esperienza un po’
particolare per tutti, dove gli anni di catechismo e di racconti incontrano veri edifici e vere pietre.
Dopo averci dato una decina di minuti per contrattare al mercato, ci muoviamo verso il muro del
pianto e camminando Adir ci fa notare varie volte i diversi ‘strati’ in profondità che compongono la
città attraverso dei ‘pozzi’.
Il muro del pianto è uno dei siti più sacri in Israele, in quanto è l’unico dei muri rimasti in piedi dal
tempio di Gerusalemme. Dunque facciamo come da prassi: controlli di sicurezza, bigliettino sulla
quale scriviamo un nostro desiderio che portiamo al muro, un pensiero veloce o preghierina, e si
torna indietro non dando le spalle al muro, dal momento che si crede che sia il luogo dove risiede
Dio.
Per pranzo ci propongono una pizza non molto pizza, e visto il gran caldo mangiamo in fretta per
spostarci verso una stanza pubblica con aria condizionata, dove Adir comincia a raccontarci la
sua storia, che ha incantato noi tutti dall’inizio alla fine.
Ci spiega come Gerusalemme, la sua benamata città, sia divisa in terzi non comunicanti: arabi,
ultra ortodossi ed ebrei secolari, o comunque ‘poco religiosi’, e di come ognuna di queste parti
sia in disaccordo sul come gestire la città. Il suo progetto LEAD riguardava un denominatore
comune, qualcosa che potesse andare oltre le barriere culturali e religiose, avendo niente da cui
partire se non una sola cosa: la passione per il calcio. Dunque, per ovviare al grande problema
riscontrato, ovvero che già da bambini gli israeliani sono fortemente divisi e non percepiscono
nemmeno l’esistenza delle realtà al di fuori della propria, questi giovani leader hanno creduto nel
fatto che una passione e un divertimento potesse essere un modo per connettere le diverse parti,
e creare una ‘bolla di pace’. Per questo, oltre a mettere a disposizione un campo e un paio di
allenamenti a settimana, contattavano scuola e famiglia del ragazzo interessato (e
successivamente la proposta si è estesa alle ragazze) in modo da monitorare il suo
comportamento e educarlo a comportarsi correttamente in tutti gli ambiti. Grandioso è che la
voce di questa bolla di pace è giunta fino a Barcellona, da dove lo hanno contattato per portare
dei ragazzi a giocare con alcuni calciatori professionisti. Dicendolo ai ragazzi, Adir ha capito cosa
vuole fare nella vita (oltre ad essere politicamente attivo nella sua Gerusalemme): creare più
momenti in cui le persone sgranano gli occhi, momenti che gli scaldano il cuore.
Partire da zero e ottenere così grandi risultati.. Ci si rende conto di quanto si può, con la sola
volontà e un grande sogno.
Dopo aver continuato la conversazione e fatto alcune domande, ci spostiamo verso la casa di
Eliav, che ci prepara un buon barbecue, e passiamo una piacevolissima serata a parlare e a
giocare a LEADus. Il tempo vola, dunque presto Yaara ed Eliav ci richiamano agli ordini, è ora di
andare! Però, prima di questo, per non avere problemi con la valigia il giorno successivo, viene
dato il regalo che avevano pensato per noi: uno zaino di LEAD, quasi a simboleggiare il
coronamento non solo di una partecipazione a LEAD Italia, ma anche a LEAD Israele, come se le
nostre strade siano ormai irrevocabilmente intrecciate, dunque un invito ad un LEAD che può
diventare mondiale.
A cura di Bianca Marcolin