Caro me del lontano 2016…

Caro me del lontano 2016…

…sono passati ormai due anni dall’ultima volta che ci siamo incontrati. Da allora sono cambiate molte cose: con questa lettera voglio farti vedere quanto grande io sia diventata grazie ad una avventura faticosa, ma bellissima: LEAD Italia.

 

Prima di parlartene, devo però dire grazie a delle persone.

A Giorgio e a Elettra, che mi hanno dedicato i loro sabati pomeriggio, che sono rimansti svegli di notte per organizzare workshop come questi, nonostante lo facessero senza uno stipendio. A volte ho chiamato Giorgio alle nove di sera o alla domenica, altre volte mi sono presentata direttamente a casa sua piangendo e sicura che mi avrebbe aiutata.

Invece Elettra non so come faccia a organizzare tutto al millesimo di secondo, con lei non manca mai nulla. Mette sempre LEAD davanti a tutti i suoi impegni, anche al lavoro.

Devo dire grazie anche a Mario. Lui non si fa vedere così spesso, ma è stato lui ad avere il coraggio di dire sì a LEAD, ha creduto nel sogno di una ragazza e oggi crede anche nel mio.

Poi c’è Eliav, non è qui in questo momento e forse non te lo ricordi. Ma è lui ad aver pensato a questa nuova idea di leadership e ogni tanto prende l’aereo da Tel Aviv e ci viene a fare visita, accompagnato da ragazzi israeliani che, come me in questo momento, hanno appena concluso il loro LEAD.

Ringrazio i miei compagni di avventura, le persone che mi hanno aiutato nel progetto, coloro che si impegnano a sostenereLEAD.

Ma sopratutto dico grazia a me stessa, alla forza e alla determinazione con cui ho affrontato questo percorso e con cui adesso mi affaccio al mio luminoso futuro. 

Partiamo da dove ci siamo lasciati. A settembre di quel lontano 2016 è cominciato il mio viaggio in RYLA che poi mi ha portata dritta fino a LEAD Italia. In realtà, non sapevo veramente dove mi avrebbero condotto questi due progetti. Pensavo che mi avrebbero insegnato come diventare un imprenditore di successo, un ricco manager, un regista famoso oppure forse un grande politico. In realtà Lead non è nulla di tutto questo.

Il motto di LEAD è:  “lead on your own way“, ovvero “sii leader a modo tuo”.

Infatti non mi è stato detto come dovevo essere, non sono stata plasmata secondo il tradizionale modello di leadership, bensi sono stata io a creare il mio modello  in base alle mie qualità e alle mie debolezze.

Una delle più grandi opportunità di questo programma è stata la possibilità di entrare in contatto con delle persone che parlassero la mia stessa lingua, ovvero che condividessero i miei stessi pensieri, il mio modo di approcciarmi alla vita e e anche qualche mio sogno.

LEAD è il posto dove per la prima volta non mi sono più sentita il cigno nero attorniato da tanti cigni bianchi: qui ho trovato tanti cigni neri e ho scoperto di non essere sbagliata ma diversa, o meglio, Speciale.

Nonostante questo ho trovato molti ostacoli all’inizio del percorso…

La prima difficoltà che ho incontrato, e immagino che tu lo sappia bene, è stata capire se LEAD potesse veramente far parte del mio progetto di vita. “E’ l’opportunità giusta nel momento giusto?

Il secondo dubbio è stato: “Ce la farò ad organizzare il mio tempo?” Dovevo destreggiarmi tra scuola, famiglia, amici, tempo libero. Ed ora si aggiungeva anche LEAD. Ce l’avrei fatta?

Il terzo scoglio – e forse il più grande – è stato far nascere un progetto nuovo e tutto mio. Mi avevano detto di guardarmi attorno, di cercare un problema che mi stesse a cuore e che volevo risolvere. Ma avevo ancora dei dubbi: “Sono veramente in grado di fare un progetto?  E soprattutto, qual è il problema che voglio risolvere?”

La fatica più bella è stata scegliere di scalare proprio questa terza montagna. Io ho scelto di mettermi in gioco perché lo volevo, non perché fosse qualcosa che dovessi fare. Perché, caro amico non sai quanta più energia si ha quando si sceglie di fare una cosa, piuttosto che sentirsi costretti a farla.

LEAD è stata per me una palestra di vita, qui ho potuto mettermi alla prova giorno dopo giorno, ho superato i limiti, quelli che prima vedevo come muri invalicabili. Qui ho avuto l’opportunità di imparare a superare le mie paure e ho cambiato il mio atteggiamento verso il mondo e verso me stesso. Mi sono guardata attorno ed ho deciso che non avesse senso continuare a lamentarsi per un problema: era giunto il momento che fossi io a risolverlo. LEAD mi ha insegnato che non esistono problemi senza soluzioni, ma solamente problemi le cui soluzioni non sono ancora state trovate. Forse ci avrei messo un pò di tempo per trovare quella soluzione, ma sapevo che qualunque progetto fosse nato da me, questo sarebbe stato un piccolo passo verso la soluzione di quel problema.

LEAD mi ha persuasa a cercare dentro di me quella determinazione e quella sicurezza necessarie per apportare il cambiamento. Cambiamento che, di certo, modificava l’ambiente esterno, ma ancor prima e sopratutto, è stato un lavoro di crescita e di continue conquiste personali, dentro di me.

Caro amico, inutile dirlo, oltre alle vittorie ci sono state alcune sconfitte. Ma LEAD mi ha insegnato che ogni fallimento non è mai un vero e proprio fallimento, ma è ciò che mi ha permesso di conoscere meglio me stessa, di capire ciò che in me non funzionava così bene. Mi ha dato la forza di guardare le cose da un punto differente, che prima non avevo nemmeno valutato.

In LEAD ho trovato una famiglia che mi comprende, che mi protegge le spalle, che mi aiuta a leccarmi le ferite. Questa famiglia mi asciuga le lacrime: devi sapere che in LEAD ad ogni incontro c’è sempre qualcuno che alla fine scoppia in lacrime. Noi di solito diciamo che “LEAD è il posto in cui si mangia e in cui si piange”.

LEAD mi ha anche insegnato ad amare le persone che prima vedevo tanto distanti da me, mi ha insegnato a non considerarmi più di qualcuno perché ognuno è speciale a modo suo.

LEAD mi ha insegnato che anche a 18 o 19 anni io posso essere capace di cambiare la realtà che mi circonda. Perché io valgo.

LEAD mi ha insegnato ad avere più autostima in me, perché non c’è cosa più bella di vedere le proprie fatiche ripagate nella realizzazione del proprio progetto, del proprio sogno.

Ammetto che aver deciso di essere leader è stata la scelta più dura della mia vita. Infatti quello della leadership non è un mantello che si indossa la mattina o quando si deve guidare un team; essere leader è uno state of mind. Allora, non è sempre facile resistere alla corrente e in alcuni casi andarci contro. È difficile diventare padroni della propria vita senza lasciarsi trasportare dagli altri.

La leadership ha un costo, che per me è rappresentato dalla difficoltà quotidiana di scontrarmi con chi non crede che il mondo possa essere cambiato, con chi si ferma all’apparenza, con chi non ha fiducia nei giovani, con chi si accontenta.    

Ma sai una cosa? Alla fine essere leader è l’unica cosa che potrei essere in questo momento.

Molte delle persone che mi conoscono non sanno che io sono parte di LEAD e questo dipende anche un pò da me: non è facile spiegare che cosa sia questo progetto a qualcuno che non ha mai partecipato ad uno dei nostri incontri. Ma, se ora dovessi trovare una sola parola per descriverlo, forse ti direi che LEAD Italia è una magia.

Oppure più semplicemente ti direi che è la cosa più bella che mi sia capitata.

A presto.

Greta

mm
Elettra Favotto
elettraf@leaditalia.com